Consapevoli dei danni psicologici che le restrizioni dovute al Covid-19 potevano causare nella fascia dei bambini della scuola dell’infanzia e della primaria, le dirigenti delle scuole paritarie della diocesi di Rieti hanno lavorato efficacemente al progetto Ri-torno a scuola: il linguaggio della mente, del cuore e delle mani. L’iniziativa nasce con l’idea di offrire un sostegno alle famiglie in un periodo di emergenza sanitaria.
Le Scuole paritarie, vicine alle esigenze umane di chi le frequenta, hanno cercato attraverso la cura dei bambini di accorciare le distanze e di aiutare le famiglie a vivere relazioni più serene sperimentando la vicinanza e la prossimità ad esse.
In tale prospettiva, è stato facile individuare obiettivi educativo-sociali sviluppati lungo direttive di sussidiarietà per quelle famiglie che in seguito alla pandemia hanno sperimentato anche un’emergenza lavorativa, con la conseguente necessità di supporto di terzi ai quali affidare con certezza assoluta e in continuità con un progetto educativo e didattico iniziato all’inizio dell’anno scolastico, i loro bambini.
Il progetto è nato quindi per dare la possibilità ai bambini di ri-crearsi, di ri-scoprire il valore e il senso del gioco come occasione quanto mai preziosa, in questo periodo, per esaltare i significati veri dell’esperienza dello “stare fuori casa” insieme alle maestre che hanno accompagnato il percorso scolastico nella fase antecedente l’insorgenza dell’epidemia di coronavirus.
Ritrovare la socialità
Una sequenza di obiettivi educativi, umani e sociali, tra loro interconnessi che rinsalda il principio del tempo libero come opportunità di “ritrovata socialità” obiettivo comune di tutte le scuole.
La pandemia ha isolato per oltre due mesi i bambini togliendo loro lo scandire del tempo attraverso attività diverse e rapporti con adulti strutturalmente diversi da quelli genitoriali che nella scuola avevano imparato a vivere. Il Progetto restituisce un ritmo di vita adatto alla riscoperta di queste scansioni temporali attraverso l’organizzazione di attività che seguono metodi e strumenti adeguati a diverse esigenze di gruppo. Più concretamente, individua una corretta alternanza di attività fisiche e ricreative, svolte individualmente da ogni piccolo gruppo nel pieno rispetto dei tempi di attenzione e dell’età dei bambini e di tutte le normative previste dalle Linee Guida ministeriali.
«Per i bambini – spiega suor Raffaella, superiora del Bambin Gesù, una delle scuole promotrici del progetto centri estivi – questo momento di vita potrebbe definirsi a pieno titolo il “tempo dell’incontro”: con gli altri, con nuove esperienze, con iniziative stimolanti, con l’apertura all’accoglienza, con la disponibilità all’ascolto e alla volontà di imparare a gestire una nuova socialità attraverso le misure igienico-sanitarie imposte dal coronavirus».
Un sostegno alle famiglie svolto in sicurezza
Partendo da queste circostanze, le dirigenti delle scuole paritarie hanno inteso essere di supporto alle famiglie e hanno lavorato ad un progetto con l’obiettivo comune di realizzare tante opportunità organizzate di socialità e di gioco per i bambini già iscritti ai propri corsi.
Nella certezza di fornire un servizio mirato alle famiglie, già vessate dall’isolamento dell’emergenza sanitaria e dalla conseguente crisi economica, si è cercato di ri-trovare il giusto equilibrio tra il diritto dei bambini a una prospettiva educativa di ampio respiro e la necessità di garantire a piccoli e alle famiglie condizioni di tutela della loro salute, grazie a condizioni di effettiva sicurezza igienico-sanitaria di tutto il personale educativo e ausiliario impegnato.
«Un progetto di centro estivo – racconta suor Jolanda, dirigente della Scuola paritaria di Canetra – con finalità principalmente ricreative e sociali per i bambini, che hanno vissuto per troppo tempo chiusi in casa obbligati dalla pandemia; una opportunità per continuare a crescere, apprendere e stare assieme in una dimensione giocosa e ricca di esperienze piacevoli».
Una nuova sfida educativa
«La nostra visione progettuale – aggiunge suor Luigina, superiora del “Divino Amore” ci ha consentito di affrontare la nuova sfida educativa che attualmente la società richiede con modalità operative efficaci, valorizzando una piccola porzione della mattinata al fine di favorire la crescita personale e collettiva dei bambini e della comunità scolastica. Le modalità di approccio educativo e formative hanno cercato di stimolare il piacere del ri-conoscersi, dando origine ad rinnovate esperienze umanizzanti, e non di didattica a distanza mediante uso di tecnologie come negli ultimi mesi di scuola».
La riorganizzazione del mondo scolastico è un tema di cui si parla molto poco attualmente e sul quale il Governo sembra essere ancora indietro: così facendo si lasciano le famiglie, su cui grava il peso della chiusura delle scuole, nell’incertezza su come organizzarsi nei prossimi mesi ed in vista della riapertura di settembre.
«I più piccoli hanno visto la loro routine stravolta e dalla pedagogia sappiamo che i bambini fino a 6 anni sono i più legati ad abitudini che danno loro sicurezza ed equilibrio – insiste suor Maddalena, dirigente della Santa Rosa Venerini – spesso poi i genitori, anche se a casa, hanno dovuto vivere la propria occupazione in smart-working con orari squilibrati, negando ai figli le giuste attenzioni. Per questo il progetto ha puntato a ri-vivere spazi e relazioni esterne alla vita familiare».
Tre direzioni complementari
Tre le macroaree curate dal progetto del centro estivo: creare condizioni di serenità e armonia dello stare assieme, predisponendo un ambiente sicuro e un clima accogliente, nel rispetto dei bisogni di sé e dell’altro, con il giusto equilibrio tra spazi personali e socializzazione, tra l’azione spontanea e una più mediata; offrire opportunità per conoscere situazioni nuove e provare differenti abilità, visitare luoghi virtualmente, recitare ruoli, mettersi in gioco attraverso proposte concrete diversificate e inusuali; rispondere al bisogno di fare esperienze di svago e di gioco, attività appaganti e stimolanti per la crescita, permettere la libertà di esprimere la creatività in maniera spontanea e originale, condividere il tempo e le gioie in compagnia dei pari.
Riscoprire gli spazi aperti
Il principio educativo seguito è la outdoor education, proposto dal pedagogista John Dewey fin dal 1997, il quale «riconosce l’ambiente esterno come luogo privilegiato per lo sviluppo psicofisico dell’individuo nell’età evolutiva. Tutte le attività esperienziali sono basate sulla creatività e multisensorialità e costituiscono momenti preziosi per la maturazione delle capacità di autoregolazione». Il contatto con la natura come fonte primaria di esperienze sensoriali e percettive, oltre che di stimolazione della curiosità, della creatività, favorendo l’interazione con i pari e gli adulti attraverso lo svolgimento di giochi e attività di gruppo.
In linea anche con il discorso più ampio derivante dalla Laudato si’ di papa Francesco e basato sui cardini dell’ecologia integrale tracciati dall’enciclica, il progetto Ri-torno a scuola promuove la convinzione fondamentale secondo cui agire in modo sano sull’ambiente crea un circuito educativo virtuoso ed estremamente motivante, in cui il fare e il dire si rincorrono continuamente arricchendosi reciprocamente di nuovi apprendimenti attraverso esperienze concrete, astrazioni e trasferibilità a esperienze successive.
Procedure e linee guida
Più sinteticamente la realizzazione delle diverse attività educative programmate settimanalmente in ogni scuola sono quindi realizzate nel rispetto delle seguenti condizioni dettate dalle Linee Guida nazionali: stabilità di relazione fra gli educatori ed i piccoli gruppi di bambini ai fini di consentire l’eventuale tracciamento di potenziali casi di contagio; pulizia approfondita quotidiana delle attrezzature e degli oggetti utilizzati per la realizzazione delle attività con detergente a norma; lavaggio frequente delle mani soprattutto in concomitanza col cambio di attività, dopo l’utilizzo dei servizi igienici e prima dell’eventuale consumo della merenda; non previsione di alcuna attività che comprenda assembramenti di persone, privilegiando forme audiovisive di documentazione ai fini della comunicazione ai genitori dei propri figli.
Previsto un triage in accoglienza ogni giorno, nel rispetto delle normative vigenti: un punto triage separato dall’area delle attività per evitare che il genitore accompagnatore entri nel luogo adibito allo svolgimento delle attività educative. Previste anche in particolare le seguenti prassi igienico-sanitarie quotidiane: autodichiarazione scritta/questionario informativo del genitore accertante lo stato di salute del bambino e della famiglia di provenienza; igienizzazione delle manine, verifica della temperatura corporea con il termoscanner o termometro senza contatto e registrazione in apposito registro secondo la normativa della privacy. Particolare attenzione è posta anche all’utilizzo corretto delle mascherine date ai bambini dai sei anni di età e a tutto il personale dalle singole Scuola al momento dell’entrata.
Con l’aiuto di tanti
Un progetto impegnativo e fortemente vicino ai bambini, alle loro potenzialità e alle necessità delle famiglie, permesso soprattutto perché frutto di una sinergia di enti primo tra i quali la Diocesi che ha voluto farsi carico ancora una volta del lato economico che come in passato delinea certamente una grande sensibilità nel voler sostenere concretamente le famiglie nelle loro difficoltà quotidiane, ma anche mantenere vive tutte le scuole paritarie della diocesi. Da sottolineare anche il supporto dell’assessorato ai Servizi Sociali e dell’assessore Giovanna Palomba, che hanno realizzato pienamente lo spirito di inclusione della disabilità mettendo a disposizione educatori che sostengono quotidianamente i ragazzi con particolare difficoltà. Fondamentale anche il contributo delle ASL e della dott.ssa Antonella Morgante: con grande professionalità ha suggerito alle dirigenti tutte le accortezze, in linea con i decreti governativi ma soprattutto utili ai bambini, per imparare, giocando, nuove regole sanitarie che possano funzionare anche in vista della riapertura delle scuole a settembre. Infine collaborazione anche con la ProMis, impresa sociale vicina alla Diocesi, per la cura igienico sanitaria delle scuole, con le operatrici la “Valle del primo presepe” e del “Piccolo Cammino” per le attività ludiche e ricreative che saranno proposti e alle tirocinanti della scuola Maveco.