Interessante lectio magistralis di mons Chiarinelli per il corso di aggiornamento degli insegnanti di religione della diocesi di Rieti.
Il consueto corso di formazione degli insegnanti di religione quest’anno ha come tema principale la figura di Francesco nella valle reatina.
Riconosciuto dal Miur come corso accreditato e per questo inserito nella piattaforma SOFIA, vede gli autorevoli relatori impegnati in una serie di dissertazioni pedagogiche che possano aiutare gli insegnanti a rivalutare le ricchezze storico, artistiche e religiose del nostro territorio relativamente alla figura di San Francesco.
Tema scelto da mons Chiarinelli: la funzione educativa del cammino, il cammino dell’uomo come metafora della vita.
Il cammino è «la realtà che segna la vita», è un «movimento inarrestabile».
Ha aperto così mons Chiarinelli la sua lezione, e «la storia è questo dipanarsi del cammino umano nello spazio e nel tempo».
E’ il filosofo Auerbach ad offrire lo spunto per indagare nella metafora pedagogica del cammino, il cammino umano di Ulisse, la cui meta è Itaca, mostra come la chiave del suo camminare sia la nostalgia del ritorno in perfetta armonia con la cultura greca del tempo per la quale il tempo ha una concezione circolare dove tutto ritorna, egli supera ogni ostacolo pur di tornare nella sua patria, Itaca, da sua moglie e dai suoi affetti più grandi.
E’ il viaggio di un uomo che torna per riprendere in mano la sua vita. Non a caso il Proemio dell’Odissea si apre con la famosa epiclesi: “Cantami o Musa dell’eroe…”
Punto di vista diverso per Abramo, l’altro grande paradigma significativo della metafora del cammino: è un viaggio il suo, il cui centro è Dio che chiede di uscire per dirigersi, fidandosi di Lui, verso una terra, in attesa del compimento di una promessa. La virtù di Abramo è la speranza che lo porta ad essere l’icona del credente che basa la sua vita sulla fiducia in un Dio che si rivela nelle pieghe della sua storia e nella sua vita.
Se dunque Ulisse rappresenta l’uomo che ha in mente degli obiettivi e che realizza nel suo viaggio, Abramo certamente raffigura l’uomo che scopre il senso del suo essere nel tempo, il suo è un viaggio interiore, non il cammino del vagabondo che peregrina senza una meta precisa, ma quel viaggio qualificato dall’arrivo, dalla meta finale che è Dio.
Forte il richiamo al cammino come chiave di lettura dell’esistenza, espresso nella Lumen Gentium n°7, che ricorda Mons. Chiarinelli quando mette in risalto la Chiesa pellegrina nel mondo, segno e strumento del Regno di Dio, o nella Evangelium Gaudium di Papa Francesco dove la Chiesa che cammina è una Chiesa in uscita a servizio dell’uomo.
Mons Chiarinelli ha poi spostato la riflessione sul piano didattico in previsione dei laboratori didattici per i numerosi insegnanti presenti ricordando loro tre vie educative su cui riflettere:
– la prima «uscire dal già dato»: le società moderne sopravviveranno solo se sapranno salvare le relazioni significative. Chi è l’uomo? Quella soggettività, ci ricorda S.Agostino capace di pensare , amare e stabilire relazioni di senso, come la Trinità che è essa stessa relazione feconda tra il Padre il Figlio e lo Spirito;
– la seconda “recuperare il primato del fine” senza concentrarsi troppo sui mezzi che ci renderebbero troppo oscura la meta del cammino, o come direbbe Kant «senza la riscoperta del fine la vita manca di contenuto»;
– la terza «recuperare il senso troppo impoverito dalle società moderne del pellegrinaggio» dove l’uomo, in viaggio insieme agli altri è capace di coltivare la speranza, la solidarietà, in una Chiesa “sinodale” che cammina “con” e “accanto” agli uomini.
«Anche nella scuola – suggerisce infine mons Chiarinelli – è possibile applicare il senso educativo del cammino, per superare la crisi dell’uomo moderno chiuso sempre di più nella sua autoreferenzialità; mettere al centro l’alunno in una Scuola consapevole è il primo compito educativo».
Ed infine agli insegnanti di religione e più in generale a tutti i docenti ed educatori, il difficile compito di «chiamare a responsabilità e consapevolezze» i ragazzi, affinché nessuno si tiri indietro dalle proprie responsabilità e dagli impegni morali e personali: «la solidarietà è il progetto pedagogico che recupera le soggettività».
Solo cosi la Scuola potrà essere uno spazio di formazione, di abilitazioni e di grandi competenze.
Al termine della relazione gli insegnanti hanno avuto modo di approfondire gli argomenti trattati attraverso dei laboratori didattici divisi per ordini di scuola nei quali tradurre in unità di apprendimento quanto appreso.