Dopo le note ministeriali e i vari rinvii, abbiamo tutti capito che le scuole di ogni ordine e grado, non riapriranno se non quando ci sarà la certezza assoluta che il quadro epidemiologico permetterà il rientro dei nostri ragazzi nella massima sicurezza e ciò dovrebbe avvenire a settembre e chissà con quale modalità didattica.
Con le attività didattiche sospese e i docenti a casa da diverse settimane, l’insegnamento non poteva che avvenire attraverso la didattica a distanza, nei modi e con gli strumenti possibili a disposizione anche per gli insegnanti di religione cattolica. Un apposito decreto del Governo ha peraltro azzerato anche qualsiasi dubbio interpretativo sull’obbligo per i docenti statali di svolgere attività di didattica a distanza per i loro alunni. «In corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica – si legge – il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione».
Formarsi per formare
Anche gli insegnanti di religione, ciascuno per il proprio ordine di scuola, che già in precedenza avevano mosso i passi all’interno della complessa didattica a distanza passando da un webinar all’altro per formarsi a seconda del suggerimento della scuola o delle scuole nelle quali insegnano, sono in grado di offrire una didattica a distanza stabile, forte, che sa farsi carico degli alunni e del loro mondo interiore cosi fragile e vulnerabile in questi giorni di isolamento.
Dopo la pausa pasquale, infatti, con la ripresa delle lezioni a distanza i docenti di religione hanno proseguito la loro didattica a distanza legata, per ogni ordine di scuola, da un file rouge: “la cura dell’Altro” che, inquadrata e rimodulata nei suggerimenti generali di ogni Scuola, cerca di proporre percorsi umani di sostegno al disorientamento generale degli alunni.
Classi virtuali e strumenti collaborativi
Ovviamente tutti i docenti si sono attrezzati, secondo quanto previsto dalle note ministeriali, con le classi virtuali che posseggono una molteplicità di approcci didattici e non solo video-lezioni ma anche app, lavagne in condivisione, documenti scaricabili sulla piattaforma gratuita, esercizi collaborativi.
Whatsapp per i piccoli
Partendo dalle scuole dell’infanzia, i docenti hanno preferito utilizzare il canale whatsapp per comunicare con i bambini, piccoli video con giochi, poesie e canzoncine che ricreassero ambienti scolastici perduti ed una socialità andata in frantumi. Solo alcuni di loro hanno scelto di fare brevi videochiamate che in qualche modo mettessero in comunicazione i bambini tra di loro.
Videolezioni alla primaria
Discorso diverso per la scuola primaria dove gli insegnanti hanno scelto piattaforme suggerite dalla scuola per mantenere aperti i rapporti con gli alunni, piattaforme nelle quali mandare non solo materiale didattico di approfondimento o brevi compiti, ma anche realizzare brevi videolezioni che aiutassero i bambini a capire che distanti si può andare avanti con gioia.
Stanze virtuali per le medie
La scuola media invece ha visto gli insegnanti di religione ritrovare un proprio orario settimanale suddiviso in video lezioni caratterizzate da dialogo costante, un supporto umano, una piccola “stanza” nella quale riflettere, insieme all’insegnante e far emergere tutte le paure degli adolescenti in questo periodo cosi inquieto.
Relazioni digitali nella scuola superiore
Nella scuola superiore invece tutti gli insegnanti lavorano a pieno ritmo dividendosi tra registro elettronico, al quale i ragazzi più grandi hanno libero accesso, e video lezioni concordate, con l’obiettivo di sostenere le relazioni a distanza, lezioni che danno la possibilità ai ragazzi di mettersi in discussione e dove trovare riscontri per le proprie opinioni cosi deboli e delicate, sguardi sulla realtà che tentano timide risposte ad un futuro che oggi offre solo incertezze. Video lezioni dove sperimentare come la mancanza dell’altro è forte, dove anche le certezze date sempre per scontato non lo sono più, dove diventa necessario de-socializzare per ri-socializzare, dove anche la connessione più potente ci lascia soli, ma ci fa capire che soli non si va da nessuna parte. «Quello che interessa di più la nostra disciplina – raccontano gli insegnanti di religione – come ormai tutti noi abbiamo capito, è mantenere viva la “comunità” classe, mantenere vivo il senso di appartenenza al gruppo-classe e sostenere gli alunni contro il pericolo di isolamento e di demotivazione. Oltre l’importanza di trasmettere contenuti, continuano nel loro resoconto, sentiamo fondamentale non perdere il contatto umano con gli studenti della scuola di ogni ordine e grado, chiaramente servendosi delle famiglie per i più piccoli».
Alla ricerca di un equilibrio
Di fronte al carico, a volte, eccessivo di studio, di compiti e di video-lezioni di alcune discipline, gli insegnanti di religione si sentono chiamati ancora una volta a supportare i ragazzi con “lezioni” che tendano a ristabilire il loro benessere facendo emergere sentimenti e sensazioni legate alla paura del corona virus. Al centro del loro insegnamento c’è il prendersi cura dell’ “Altro”, andiamo incontro alle famiglie che possono incontrare difficoltà in questi giorni: i nostri alunni hanno bisogno di percepire la nostra vicinanza e il nostro interessamento.
La scommessa pedagogica degli insegnanti di religione
In questi giorni tutto il mondo della scuola ha letto o legge quotidianamente articoli e dibattiti di pedagogisti accreditati; tutti i docenti sono aggiornati su ciò che si può e si deve fare ai fini di una didattica corretta, su ciò che è legale e ciò che non lo è, e tutti hanno imparato a muoversi sulla spinosa ma affascinante strada della didattica a distanza.
La proposta degli Idr della diocesi di Rieti è una scommessa pedagogica: una didattica della “vicinanza” e della “cura dell’altro”: una vicinanza ai propri alunni e ai loro genitori in un rapporto personale che in qualche momento lasci da parte la didattica, i compiti e le lezioni on-line, per seguire le loro emozioni e i loro malesseri e allontanare il pericolo della demotivazione. Una didattica a distanza che sente il bisogno di essere integrata da una speciale vicinanza nella lontananza, dove le parole, i volti, i mezzi sorrisi diventano veri e limpidi, in audio e in video, in una relazione empatica che tonifica e rende più vera la didattica a distanza.
Il ruolo delicato affidato dalla Chiesa agli insegnanti di religione è di traghettare i ragazzi in questo periodo, facendo loro capire il valore della vita e delle scelte consapevoli, che produrranno effetti e conseguenze nel loro futuro. Ragazzi che si mostrano collaborativi e virtuosamente interconnessi per uscire dalle solitudini di questo tempo.